Laura De Pasquale

Mi presento, mi chiamo Laura De Pasquale sono psicologa, psicoterapeuta. Sono Consulente in Sessuologia Clinica formata presso l’I.S.C. di Roma e specializzata in Psicoterapia ad indirizzo Analitico Reichiano presso la S.I.A.R. sede di Roma. Inoltre, mi sono formata presso l’Istituto Reich come Promotore della Salute Perinatale e massaggio Bioenergetico Dolce Neonatale. Quest’ultimo è uno strumento che utilizzo non solo nell’ambito perinatale, ma anche con il paziente adulto in seduta singola e la coppia. Sono iscritta all’Albo degli Psicologi della regione Lazio, iscritta nell’elenco degli psicoterapeuti, e vivo a Roma , dove lavoro in via Astura 2, in zona re di Roma, presso l’Istituto Reich, di cui sono socia. Mi occupo di psicoterapia e di sessualità con sessioni individuali, di coppia e di famiglia, sessualità.

La mia visione

Il disagio psicologico non nasce dal nulla. A volte è l’apice, la sommatoria di malesseri ripetuti nel tempo, a cui a volte non si riesce dare un nome, una definizione chiara. Infatti, il malessere psicologico ha spesso radici che originano da eventi lontani nel tempo nella storia della persona e di cui non si ha ricordo. Il corpo è il luogo dove il sintomo si esprime sia, con disturbi psicosomatici, come ad esempio psoriasi, disturbi intestinali o dolori muscolari, che con malesseri legati alla dimensione emotiva come ansia, sbalzi di umore, perdita di interesse per le cose che piacciono, ma anche scatti d’ira o stanchezza e isolamento, perdita dell’appetito o il contrario. Il sintomo corporeo però, va visto con altri occhi; se osservato da un’altra prospettiva, ha una sua “intelligenza”, un motivo di essere. Ci racconta molte cose e ci obbliga a chiederci “cosa sta succedendo?”. Il malessere diventa così un alleato che mette in guardia, che obbliga ad aprire gli occhi, spinge ad agire, a muoversi verso un cambiamento. I momenti di crisi, che ci piaccia o no, sono parte dell’esistenza, sono fisiologici. Un trasloco, un cambio di lavoro, una promozione o difficoltà relazionali sul lavoro o di coppia, una malattia, un divorzio, un lutto, ma anche una laurea, il matrimonio o la nascita di un figlio sono tappe di vita che possono risultare stressanti più del previsto. Diventano causa di problemi che necessitano di una risoluzione, un nuovo assetto ed un equilibrio da ristabilire. Per alcuni è più facile farvi fronte rispetto ad altri e questo dipende dalle singole individualità. Quando a causa dell’intensità del malessere, il disagio sembra troppo difficile da superare da soli, è utile rivolgersi ad uno professionista come lo psicologo che può aiutare a dare voce a quel sentire muto, una definizione chiara alla situazione problematica e a trovare la migliore soluzione per noi. Intervenire tempestivamente è opportuno. Intervenire al meglio è auspicabile. Intervenire prima che si presenti il problema è il massimo che possiamo fare per noi e i nostri cari. Si, perché noi non siamo un’isola in mezzo all’oceano, ma piuttosto siamo parte di un arcipelago fatto di isolette strettamente collegate tra loro da ponti. Dipendiamo reciprocamente dagli altri e siamo quello che siamo perché parte di un sistema “ambiente” a cui ci siamo adattati al meglio a partire dai primi momenti di vita in utero. Ad esempio, in una famiglia quando ci sono delle tensioni, queste non passano inosservate ai figli. Il clima affettivo che si respira parla anche se non si dice nulla. E chi è il più fragile all’interno del campo famiglia è quello che ne risente di più. Un bambino, in riposta all’atmosfera tesa che sente può esprimere tutto il suo disappunto con un pianto inconsolabile se neonato, o con i cosiddetti capricci, se più grande e non voler studiare. Il suo disappunto così espresso può essere frainteso dai genitori, dai familiari, dagli insegnanti e trattato con reazioni inappropriate al caso, cosa che aumenta le tensioni creando un circolo vizioso che si autoalimenta. In questo modo si perde di vista cosa sta accadendo, quando tutto è iniziato e perché. I bambini comunicano come sanno fare quello che provano e per un genitore comprendere la modalità comunicativa dei figli significa riuscire al meglio nel proprio ruolo. Non sempre è così facile come sembra; superare i pregiudizi e, soprattutto le resistenze e chiedere un supporto per comprendere anche le proprie reazioni allo stato d’animo dell’altro, è un modo per tornare a guardare dentro se stessi e ricontattare quel bambino che si è stati e che reclama di essere finalmente visto. Lavorare sul “qui e ora” permette di creare un ponte emotivo che connette la persona al “li ed allora”, di vedere con occhi nuovi il mondo e sentire nel corpo le emozioni provate e mai elaborate per dargli un senso appropriato oggi. Significa permettersi di lasciarsi andare al piacere di vivere, con serenità ed amore, le relazioni umane.