Elaborazione del lutto

Il dolore e la morte sono parte della vita.
Rifiutarli è rifiutare la vita stessa.Havelock Ellis

Perdere una persona cara è una delle esperienze più dolorose e sconvolgenti che un individuo possa affrontare nel corso della vita.

Non si è mai pronti ad accogliere la morte di chi amiamo; questa arriva all’improvviso e coglie sempre impreparati, anche quando è annunciata da tempo.

Ma cos’è il lutto?

Il lutto è proprio il sentimento di intenso dolore che si prova per la perdita, in genere di una persona cara; è del tutto naturale provarlo proprio perché è determinato da un distacco improvviso, non desiderato e irreversibile. Il grado di sofferenza dipende dall’intensità del legame che si aveva con la persona scomparsa.

Al lutto possiamo anche dare un significato più ampio e abbracciare con esso l’attraversamento di una qualsiasi separazione da un affetto importante, che sia esso di coppia, amicale o familiare.

Anche la perdita di un lavoro particolarmente valorizzante, come avviene dopo un licenziamento o il pensionamento, possono indurre ad attraversare fasi di lutto profondo.

Ma anche se il lutto può seguire ad ogni separazione e ad ogni perdita importante, la morte della persona amata fa apparire da subito quella separazione come definitiva; non c’è un possibile rimedio, è un passaggio irreversibile e rende da subito quel dolore a volte talmente acuto che stordisce, che porta ad una fase di shock e, nei casi poi in cui la morte avviene per cause esterne, improvvise, può portare a vivere nei familiari dei veri e propri traumi.

Un lutto destabilizza gli equilibri personali e familiari e comporta necessariamente un periodo di crisi, di rielaborazione e, soprattutto, di cambiamento.

Alla perdita segue un periodo in cui il soggetto attraversa inevitabilmente momenti di forte sofferenza, sia dal punto di vista psichico che fisico: disperazione, senso di impotenza, solitudine, rabbia, senso di colpa, insonnia, squilibri immunitari, possibilità di incidenti.

L’accettazione della perdita è la meta di un processo che implica anche la negazione dell’accaduto, il rifiuto, ovvero l’individuo continua a credere che la scomparsa della persona cara non si sia verificata.

Accogliere la perdita, lasciare andare la persona amata, dirgli “addio”, è un processo impegnativo; è necessario un tempo e non è facile da vivere.

L’elaborazione del lutto consiste nel passare da una fase di negazione più o meno profonda dell’accaduto, ad una fase di accettazione.

Accettare che quella persona, con cui abbiamo condiviso esperienze, momenti di vita importanti, affetti e intimità, oggi non c’è più non vuol dire dimenticare, quanto piuttosto sciogliere i nodi o i sospesi che si avevano con lei/lui, vuol dire sentire il dolore della perdita e averne cura; sentirne la mancanza e attraversarla.

Il ricordo della persona cara rimarrà vivo e presente nella memoria; i momenti passati insieme verranno ricordati poi con intensità e non genereranno più squilibri.

I tempi di elaborazione del lutto variano da persona a persona, e questo dipende dalle risorse personali, dalla vicinanza affettiva con la persona scomparsa, da quanti altri lutti importati sono stati già attraversati.

Il processo di elaborazione del lutto viene suddiviso in 5 fasi:

  1. La persona che ha subito la perdita può manifestare una calma apparente, dovuta semplicemente alla negazione volontaria della realtà. È la fase dello shock!
  2. Nella seconda fase, la persona cerca possibili segnali del defunto, il soggetto spera che la persona amata e perduta ritorni. Durante questo passaggio la persona tende a rimuginare in modo ossessivo gli eventi che hanno portato al distacco.
  3. Poi si passa alla fase della disorganizzazione e disorientamento, in cui la persona tende ad isolarsi. Può accadere di avere sensazioni di vuoto, di perdita di confini.
    La persona prova una profonda tristezza e dolore per la realtà.
  4. Quando comincia a farsi strada la consapevolezza dell’inevitabilità del distacco, subentra la collera per l’abbandono. Può accadere di percepire rabbia o frustrazione per l’accaduto e ciò è importante per poter ripartire.
  5. L’ultima fase è quella dell’accettazione, per cui la persona prende atto di qualcosa che non si può modificare, ma solo accogliere. È il momento della riorganizzazione e del ritorno alla vita in maniera consapevole. I ricordi non sono più causa di un dolore insopportabile, ma di leggera malinconia.

Le fasi, di solito, si presentano nell’ordine descritto, ma non è escluso che possano anche seguire un ordine differente, alternarsi, o addirittura sovrapporsi.

Quali sono i fattori che possono ostacolare il processo di accettazione?

  • Spesso la gravità della perdita compromette il raggiungimento degli obiettivi da parte della persona che ha subito il lutto. Tanto più la perdita è significativa e tanto più è difficile accettarla.
  • Non avere una rete di aiuto, a livello sociale e familiare, significa non avere un valido e concreto supporto per sostenere il dolore della perdita.
  • Avere atteggiamenti di censura nei confronti della manifestazione del proprio dolore.
  • Il voler trovare per forza una soluzione che dia un significato logico all’accaduto, posticipando la presa di consapevolezza della perdita.

Separazione o Abbandono?

L’elaborazione del lutto è, come abbiamo già accennato, una separazione dalla persona amata che può generare periodi di grande impasse e sofferenza psicologica.

Separarsi vuol dire trovare interiormente nuove forze ed energie per poter attuare il processo d’individuazione – separazione; attraversando il dolore della perdita è possibile far nascere l’opportunità di ritrovare se stessi ad un livello più profondo e di operare una trasformazione della propria identità.

Analizziamo ora modi di reazione diversi all’evento luttuoso.

Mi soffermo a descriverne due in particolare che sono all’opposto uno dall’altro ma che esprimono entrambi chiusura e non accettazione della perdita.

Ci sono persone che si attivano o iper-attivano per non pensare; si chiudono ad un livello più profondo, allontanando il ricordo e tendono a negare l’esperienza. In queste condizioni non è possibile un’elaborazione, si fa di tutto e si fa del tutto per stressarsi fino ad esaurire le proprie energie.

All’opposto c’è chi invece si lascia cadere dentro di sé. Ci si sente svuotati, si tende a chiudersi da soli nell’esperienza vissuta e si pensa solamente a questa. Il mondo esterno serve solo per rafforzare la chiusura su sé stessi: nessuno può sostenere un dolore così grande; nessuno può aiutare a dare un senso o un significato a quell’esperienza.

L’evento tragico, la morte, viene vissuta come un’ingiustizia e non ci si sente all’altezza di poter andare avanti.

Le modalità reattive a volte si cronicizzano e rimane quasi impossibile giungere alla fase dell’accettazione.

In realtà, la persona ha necessità di rinnovare sé stessa, di ricominciare secondo una nuova prospettiva. In tale contesto, richiedere una consulenza psicologica, potrebbe essere l’azione giusta per iniziare il cambiamento.

Lo psicologo e lo psicoterapeuta aiutano la persona a modificare la connotazione della parola lutto: da evento irrimediabile ad occasione di modificare la propria esistenza. La cosa più difficile è proprio questa, accettare in modo sereno che quella persona non tornerà più, dare un significato alla propria esperienza di vita e trasformarla in una occasione di crescita. Questo vuol dire percorrere una strada che ha una sola direzione: andare avanti da soli, contando sulle proprie forze, che non vuol dire essere isolati, ma trovare una nuova fiducia nelle proprie risorse.

Il segreto sta nel rendere la morte un territorio a noi familiare e facente parte del processo della vita, solo così diventa meno spaventosa e permette di accettarne la naturale conseguenza: la perdita.

Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno

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