Sentirsi soli in mezzo a tanti

Paolo, un uomo di 39 anni si rivolge a me per difficoltà affettive e relazionali.

Paolo, il nome è inventato, ha difficoltà a mantenere le relazioni affettive, soprattutto con le donne.

Ha avuto molte storie intime, ma nessuna storia è durata a lungo.

Attualmente Paolo si trova in una profonda solitudine affettiva, affannato e continuamente alla ricerca di nuove conoscenze.

La prima seduta

Di bell’aspetto e ricercato nell’abbigliamento, Paolo si siede al bordo della poltrona, parla molto e senza pause.

Si sente stanco, triste e isolato.

Racconta della sua difficoltà a coinvolgersi nelle storie affettive. Si percepisce come esigente. E’ affascinato dalla bellezza, dalla ricercatezza e dalla femminilità. E’ molto attento e sensibile ai particolari delle donne che avvicina, soprattutto nella prima fase della conoscenza. Spesso viene deluso da piccole cose, come una risposta brusca, una indisponibilità momentanea, un abito “esagerato”, uso le sue stesse parole, la voce “troppo stridula” o la postura “volgare”. Quando percepisce la delusione si allontana velocemente, si nega al telefono, disdice l’appuntamento preso e non torna indietro.  In alcune di queste storie si è “innamorato” e non si è tirato indietro. Ma per motivi diversi è stato lasciato.

Riconosce di avere difficoltà a rimanere in un rapporto importante.

Da alcuni mesi è finita una storia con Patrizia, una ragazza molto bella e colta che lavora nella sua stessa azienda e a cui teneva molto.

Non racconta molto di questa storia, ma sente ancora molta tristezza che lo pervade nel pensare a lei.

Non comprende bene che cosa sia accaduto. Sa solo che dopo un weekend passato insieme, Patrizia si è allontanata senza motivo.  Dopo circa un mese ha saputo da amici che la ragazza si frequenta nuovamente con il suo ex.

Rispetto alla sessualità, non sente di avere avuto problemi importanti, ma ultimamente è preoccupato di avere delle “défaillance”.

Soprattutto in quest’ultima storia, proprio perché coinvolto, ha avuto difficoltà a mantenere l’erezione nel primo rapporto. Questo accadimento gli ha lasciato la sensazione e l’ansia che ciò possa riaccadere. Si è caricato di tensioni, e attribuisce a queste sue tensioni l’allontanamento di Patrizia.

Ora teme che tali “défaillance” possano accadere anche con altre ragazze, anche se di fatto ciò non è avvenuto.

Si sente molto solo, soprattutto nei fini settimana, e questa sensazione d’isolamento lo porta a ricercare febbrilmente qualsiasi cosa da fare nei momenti liberi e a nuove conoscenze femminili.

Ultimamente usa alcuni siti internet che facilitano i primi incontri; ha forti momenti d’illusione quando ha delle risposte o appuntamenti e, successivamente, forti momenti di disillusione e tristezza nel momento dell’incontro.

Ha molte conoscenze, ma nessun amico con cui confidare le sue difficoltà.

Ha un buon lavoro, di cui non è pienamente soddisfatto, e sente che potrebbe avere nuove opportunità per crescere professionalmente.

Paolo è figlio unico, è stato un figlio molto desiderato; la sua nascita è arrivata dopo alcuni anni, quando oramai i suoi genitori stavano rinunciando all’idea di avere un figlio.

La madre è casalinga.  

Alla nascita di Paolo, la madre ha lasciato il suo impiego come segretaria e il padre ha dedicato molto del suo tempo al lavoro e alla sua professione.

Da bambino Paolo era gracile; si ammalava con molta facilità. Ricorda lunghe convalescenze a casa assistito dalla madre e dalla nonna materna.

A scuola ha sempre dato grandi soddisfazioni ai propri genitori.

Attualmente vive in famiglia. Sta molte ore al lavoro e trova comodo tornare qualche ora a casa e trovare tutto pronto, camicie stirate e piatto caldo in tavola.

Da qualche tempo la situazione è diventata tesa anche in famiglia. La madre lo vorrebbe vedere “sistemato” e gli chiede spesso di presentargli la sua ragazza; ultimamente l’insistenza si sta trasformando anche in invadenza e recentemente si è accorto che la madre controlla il suo cellulare e la sua email; questo lo irrita molto.

Dimensione corporea

Alto e magro, Paolo ha spalle larghe ma leggermente ricurve in avanti. Ha il collo lungo che lo porta a tenere il capo flesso all’indietro quando è supino. Lo sguardo è impaurito e sfuggente, le mascelle pronunciate e chiuse, la bocca serrata.

Il torace è spinto verso l’alto e la respirazione è ansiosa, il bacino e le lunghe gambe sottili sembrano bloccate e tese.

Ipotesi iniziale e progetto terapeutico

Dopo le prime sedute di conoscenza, si ipotizza un progetto terapeutico.

Per ridurre il carico d’ansia del paziente decidiamo di lavorare inizialmente sulla respirazione.

Come progetto a medio e lungo termine, propongo di lavorare attraverso la Psicoterapia Corporea ad orientamento post-reichiano con sedute a cadenza settimanale secondo la metodologia adottata nell’Istituto Reich.

Attraverso la successione degli actings, all’analisi del carattere e alla relazione terapeutica il paziente è sostenuto a ripristinare il flusso naturale delle emozioni, a non essere bloccato dalla paura di vivere, e a percepire il flusso della naturale pulsazione vitale energetica.

Gli actings sono movimenti espressivi emozionali che procedono dal primo livello degli occhi al settimo livello del bacino e vengono proposti in successione durante il percorso terapeutico.

L’obiettivo a medio termine è quello di ristabilire una fiducia di base nella propria capacità di affermazione di sé e nelle proprie capacità relazionali e affettive, per potersi poi abbandonare nell’incontro con l’altro.

L’obiettivo a lungo termine è quello di andare alle radici e alle origini profonde di se stesso, della relazione con la madre e con il padre; comprendere l’origine della sensazione di vuoto, d’isolamento e di tristezza e a recuperare la sensazione di piacere della propria vitalità e della pienezza della propria esistenza.

Nelle prime sedute ho lavorato con Paolo nella percezione del proprio respiro e poi successivamente l’ho sostenuto nel liberarsi delle tensioni e nel recuperare una respirazione più profonda e consapevole.

Paolo con il procedere delle sedute inizia a riconoscere le proprie emozioni.

Sta meglio, e conseguentemente gestisce meglio l’ansia riconoscendo le emozioni che la originano.

Inizio quindi a proporre il lavoro psicocorporeo degli actings.

Il processo terapeutico

Nell’arco di un anno Paolo inizia a stabilizzare le amicizie con un gruppo di amici, con i quali ora esce abitualmente e programma dei piccoli viaggi.

Sente la necessità di abitare da solo; l’occasione viene da una casa di una zia che si libera e che Paolo non si lascia sfuggire.

Con il passare del tempo inizia ad avere una storia con una ragazza del gruppo di amici, che però non va a buon fine.

Nel lavoro terapeutico Paolo inizia a percepire la rabbia attraverso le sue mascelle tese e alla bocca serrata e impara con il tempo a non reprimerla a non averne paura ma a gestirla e canalizzarla in una forma più spontanea.

Con il passare delle sedute inizia a lavorare sulle sensazioni d’isolamento e di vuoto che appaiono ad intermittenza nella sua vita e che, soprattutto nel tempo libero, percepisce molto forti.  Comprende che il suo agire, soprattutto la compulsione di cercare nuove ragazze e il cercare qualcosa da fare e qualcuno con cui uscire, derivi dalla fretta di allontanare queste spiacevoli e forti sensazioni.

Con il proseguire del lavoro terapeutico sente che queste sensazioni si stanno affievolendo d’intensità e che ora le può attraversare.

Appaiono ricordi di lui bambino; comprende la tristezza e la solitudine della madre nel crescerlo e la sensazione di esclusione provata dal padre.

Vede meglio la realtà, di come è cresciuto nell’ideale materno di essere sempre bravo e migliore degli altri, a scuola prima e nel lavoro poi, e di come le assenze prolungate del padre abbiano accentuato questo irrinunciabile forte legame simbiotico con la madre.

Con il tempo riscopre la figura del padre e scopre un uomo diverso. Un uomo che riconosceva le difficoltà relazionali con la propria moglie, un bravo professionista stimato e amato da molti.

Un padre che se pur a volte latitante sapeva, e sa ancora oggi, mitigare in lui con un sorriso la sensazione di difficoltà o di cupezza.

Paolo percepisce quanto ha sofferto per la sua assenza e quanto gli sia mancato.

Scopre di essere ancora arrabbiato con lui, si percepisce chiuso e ritirato nei suoi confronti.

Paolo prova ad esternare la sua rabbia, e poi il suo dolore, dovuta alla sua assenza.

Successivamente prova a riferirsi a lui professionalmente e comprende quanto abbia ancora da imparare.

Padre e figlio svolgono professioni diverse, ma sente che il padre ha molta esperienza nell’ambito manageriale e così inizia ad ascoltare i suoi consigli e ad aprirsi con lui rispetto a delle sue difficoltà in ambito lavorativo. I consigli dati dal padre risultano buoni, tanto che Paolo riesce in poco tempo ad avere una promozione ambita e difficile da raggiungere.

Sono passati due anni di lavoro terapeutico e il mondo relazionale di Paolo inizia a cambiare.

Egli si era sempre disinteressato ai compleanni di amici, ai regali, al Natale; ora invece inizia a dare valore a queste occasioni e a curarle. Cura le relazioni affettive attraverso tenere attenzioni, e inizia ad essere più presente nella vita di chi ama, scoprendo di essere anche ricambiato.

Iniziano a piacergli gli abbracci e la vicinanza, non solo finalizzati alla conquista sessuale: scopre la sua tenerezza.

Prova a mostrare agli altri la sua sensibilità e vulnerabilità; ora può comunicare su frasi o comportamenti dell’altro che lo hanno ferito, inizia ad esternare il suo mondo interiore, le sue emozioni, le sue difficoltà. Si apre e si accorge che gli altri rispondono, comunicano a loro volta la loro intimità.

Paolo inizia a sentirsi meglio, si sente più gioviale con gli altri, sente dentro di sé una serenità nuova.

Inizia a percepirsi non più isolato, non più vuoto, ma ricco di affetti.

Conosce casualmente in spiaggia una ragazza di dieci anni più giovane, la frequenta, si piacciono. Tra i due inizia una relazione in cui sta bene. Paolo inizia a crederci.

Maria non è bella come lui vorrebbe, “però” la descrive come una ragazza “solare”. Dice di lei che ha un bel sorriso, è spesso allegra, è molto vitale, lavora, fa sport, le piace viaggiare, vedere mostre, sentire concerti; tutto questo a Paolo piace molto.

Continuiamo il percorso terapeutico ed esploriamo anche la sua vita prenatale e neonatale.

Dai ricordi della madre, del padre e dai suoi vissuti, comprende meglio la sua vita intrauterina, la sua nascita e l’allattamento avuto.

La madre ha dovuto trascorrere a letto gran parte della gravidanza, per cause varie. Paolo è nato a un parto cesareo ed ha avuto un allattamento al seno per solo un mese, causa una forte mastite sofferta dalla madre.

Riesce a comprendere come in quei primi mesi della sua vita il padre fosse stato importante.

Egli seppe rinunciare a degli incarichi lavorativi per essere presente durante la gestazione della madre, alla sua nascita e nei primi mesi della sua vita.   Attraverso la sua presenza e la sua spensieratezza egli seppe contenere le preoccupazioni e le tensioni materne.

Nel primo periodo della sua vita, nonostante le difficoltà incontrate, l’atmosfera in famiglia fu serena.

Paolo con il tempo riesce a percepire la tristezza di sua madre ed a non confonderla con la propria.

Diviene consapevole come sia stato nutrito e confuso da questa tristezza per gran parte della sua infanzia.

Ricorda i lunghi periodi rinchiuso a casa a causa dei tanti raffreddori e bronchiti avute, ricorda come la madre tendeva a proteggerlo dal freddo in modo esagerato e come a volte lo teneva a casa solo a scopo precauzionale. Ebbe così pochissimi amici e solo raramente poté giocare in cortile con gli altri bambini, sentendosi sempre più ritirato ed escluso dal gruppo dei pari.

Comprende anche che il suo essere “bravo”. La sua ansia da prestazione è stato il suo modo di lenire la tristezza della madre. Il suo agire ha avuto essenzialmente l’obiettivo di veder sorridere la madre anche per pochi attimi.

Si rende conto di aver risposto in pieno all’idealizzazione materna.

Col passare del tempo sente sempre più forte la sua duttilità nel comprendere gli altri, si sente meno rigido e fragile.

Sente ancora delle brusche oscillazioni con la sua ragazza, ne vede i difetti e improvvisamente non se ne sente attratto; questo lo porta a desiderare altre donne o a riavvicinarsi  al computer per cercare nuovi incontri.

Con il tempo queste oscillazioni emozionali diventano più sporadiche e diminuiscono d’intensità, Paolo impara ad attraversarle ed è contento, si percepisce emotivamente più stabile.

Inizia a progettare una convivenza con Maria.

Decidono di vivere insieme nella casa di lei perché più grande ed in buone condizioni.

Iniziano le difficoltà del convivere. Alcuni comportamenti di Paolo stimolano nella ragazza una forte gelosia. Parlano molto e attraversano anche momenti di forti crisi che riescono a superare.

La loro relazione si consolida e iniziano le presentazioni alle rispettive famiglie.

Paolo si sente sempre più consapevole dei propri limiti e si sente sempre più libero e pieno del suo mondo affettivo ed emozionale.

Sono passati all’incirca tre anni e mezzo da quando avevamo iniziato il processo terapeutico.

Paolo si sente pronto a separarsi dal lavoro con me.

Conclusioni del processo terapeutico

Programmiamo delle sedute di conclusione e di separazione.

Per tre mesi definiamo le sedute ogni due settimane per poi rinviare a sedute di follow–up a tre mesi e a sei mesi dall’ultima seduta.

Paolo vuole definire la sua unione con Maria festeggiando la loro convivenza con amici e parenti.

Nelle ultime sedute Paolo si concede di esprimere il desiderio di diventare padre.


Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno

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