Leggère come le ali di una farfalla, le mani carezzano la pelle del neonato.
Sostenuto da questo calore il bambino si definisce, costruisce il suo spazio vitale, crea le basi per la sua salute.
Se madre e neonato sono in contatto, si sentono, si percepiscono ed entrano in una comunicazione profonda.
Già durante la gravidanza, e poi nel momento del parto, la vita segna i suoi momenti fondamentali attraverso un intenso contatto corporeo.
Le prime settimane dopo la nascita, sono fondamentali per stabilire un buon contatto emozionale pre-verbale tra padre madre e bambino. Nel sano contatto c’è attrazione, percezione di sé e dell’altro e ascolto profondo.
Si crea così una relazione affettiva che diviene la base sicura a cui il bambino può sempre ritornare.
Questa profondità del contatto emozionale con il neonato si esprime attraverso il contatto corporeo, pelle a pelle, dove prima questo contatto era mediato dal movimento del liquido amniotico nel grembo materno.
Fin dalla vita intrauterina la pelle ha dunque una funzione primaria per lo sviluppo dell’essere umano. La pelle veicola il bisogno del contatto. E’ come un secondo cervello.
Milioni di terminazioni nervose inviano messaggi dalla periferia al centro, dove vengono elaborati in sensazioni, percezioni, immagini, pensieri e parole. La pelle protegge, contiene, delimita e nello stesso tempo permette il contatto con gli altri, riceve e risponde a infinite stimolazioni: è l’organo che filtra il mondo esterno.
Così come gli animali leccano i loro cuccioli, l’essere umano ricerca il contatto corporeo nei suoi primi giorni e settimane di vita, creando un sistema di risposte affettivo-motorie, una sorta di grammatica comportamentale, che è alla base del senso di sé.
Il neonato apprende attraverso la pelle.
Lo sviluppo nei periodi successivi dipende da questo primo periodo di vita.
Harlow fece dei famosi esperimenti che ebbero il felice compito di dimostrare come le scimmie neonate sceglievano una madre di morbido peluche, piuttosto che quella con il biberon, ma costruita in filo di ferro.
Il contatto caldo e morbido è un nutrimento fondamentale.
Il contatto corporeo nutriente, che padre e madre stabiliranno con il piccolo, darà le basi per il benessere fisico, psichico e sociale del bambino.
La moderna ricerca ha dimostrato come, nella vita pre-natale e neonatale le esperienze traumatiche possono interferire con la maturazione di alcune aree cerebrali e possono rendere difficile un buon attaccamento.
Alcuni ricercatori, come A. Schore, sono d’accordo nel sostenere che la qualità dell’interazione influisce sulla capacità futura del bambino di essere capace di empatia, di regolare le emozioni e controllare il comportamento.
La ricerca in neurobiologia conferma gli effetti positivi della qualità dell’attaccamento, della cura e del tocco della pelle, sul sistema immunitario e quindi sulla salute.
Il contatto pelle a pelle migliora la qualità della vita e della salute del bambino sia a livelli preventivo che terapeutico.
Fabio Carbonari & Francesca Zoppi